Il diritto penale è la branca del diritto pubblico che comprende l'insieme delle norme giuridiche che disciplinano i comportamenti illeciti per i quali è prevista una sanzione penale. Scopo del diritto penale non è soltanto esprimere la capacità punitiva dello Stato, ma obiettivo principale è la reintroduzione del reo all’interno del tessuto sociale. Principio fondante del sistema penalistico è per l’appunto la funzione rieducativa della pena ex art. 27 Cost. 

All'interno di questo contesto si inserisce il ruolo fondamentale del difensore, il quale, indipendentemente dalla parte o del soggetto al quale presta assistenza, sia che si tratti di un indagato ritenuto responsabile del reato moralmente più abbietto oppure della persona offesa vittima di una condotta illegale altrui, ha il compito di garantire la migliore tutela e il rispetto dei diritti del proprio assistito.

La stragrande maggioranza dei rapporti della vita quotidiana di ciascuno di noi è regolata dal diritto civile. Difatti, scopo del diritto civile è quello di regolare i rapporti tra i consociati, sia essi persone fisiche o giuridiche. 

Il Diritto Civile è quasi interamente regolato dal Codice Civile del 1942 e dalle c.d. leggi speciali e si compone di sei libri: il primo libro dedicato al diritto di famiglia, il secondo delle successioni, il terzo riguarda la proprietà e gli altri diritti reali, il quarto comprende le obbligazioni e i fatti illeciti, il quinto del lavoro e del diritto commerciale e societario e, infine, il sesto si occupa della tutela dei diritti. 

In tal senso, il nostro interesse è quello di offrire una tutela adeguata e completa dinanzi a qualsiasi tipo di situazione giuridicamente rilevante.

Il nostro ordinamento attribuisce la capacità giuridica al compimento del 18esimo anno di età, ciò però non significa che il minore assuma un ruolo marginale nella nostra legislazione. Ad egli, infatti, sono imputabili atti di tipo negoziale, o addirittura atti illeciti penalmente sanzionabili. Dall'altro lato, molto spesso, il minore è soggetto passivo delle varie situazioni giuridiche che lo circondano: si pensi alla sua posizione all’interno nell’ambito familiare, il suo impiego nell’ambito dei rapporti di lavoro o ancora al minore inteso come soggetto passivo del reato.   

Per tale motivo la tutela del minore assume una particolare rilevanza in virtù della sua posizione, rientrando difatti tra i c.d. soggetti deboli. Si tratta di quella categoria di soggetti che sono destinatari di particolari disposizioni e per cui vengono previste fattispecie ad hoc per garantire una più pregnante e adeguata tutela.  

Il diritto di famiglia è la porzione del diritto privato che si occupa dei rapporti giuridici che intercorrono tra le persone che compongono una famiglia. La disciplina fondamentale è contenuta nel Codice Civile, che dedica alla famiglia il primo libro, intitolato “Delle persone e della famiglia”. 

La L. 19 maggio 1975, n. 151 (spesso identificata come legge sul nuovo diritto di famiglia) ha rappresentato un momento fondamentale nel processo di evoluzione degli istituti familiari ed ha contribuito in maniera decisiva alla nascita del diritto di famiglia moderno. 

Il primo obiettivo della riforma del 1975 è stato, quindi, l’eliminazione delle disparità di posizioni tra i coniugi contenute in molte norme del codice civile e il riconoscimento della parità tra i coniugi, che comporta la collaborazione nel mantenimento e nella gestione della famiglia e la parità nei confronti dei figli, con l’obbligo di entrambi di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli. Nel recente passato, la Riforma della filiazione e la Disciplina delle unioni civili e della convivenza hanno completato e ampliato, con modifiche dirette e indirette al codice civile, il percorso di innovazione intrapreso dal legislatore nel 1975. 

Il diritto del lavoro può essere definito come il complesso di norme che disciplinano il rapporto di lavoro e che tutelano, oltre che l’interesse economico, anche la libertà, la dignità e la personalità del lavoratore.

Queste norme si applicano al rapporto di lavoro subordinato in quanto, storicamente, in tale tipo di lavoro esiste una rilevante disparità tra le parti, che determina l’esigenza di tutelare la parte debole, cioè il lavoratore, dato il coinvolgimento non solo della sua persona fisica, ma anche della sua personalità morale, della sua libertà e della sua dignità.